Christian è un uomo spensierato, ama il convivio, l’ironia, il vino! Ma quando si parla della sua azienda diventa una persona davvero esigente, quasi mai soddisfatto dei propri risultati. Cerca di spingersi sempre oltre all’obiettivo raggiunto l’anno prima. Nel 2009, neanche trentenne, riprende con la sorella l’azienda del nonno: erano giovani con idee nuove e fresche, una cosa volevano che rimanesse, il fondo. Siamo dietro Valdobbiadene nella frazione San Pietro di Barbozza: la casa è la cantina ed è da anni proprietà dei Zago, la famiglia di mamma. I vigneti sono divisi su 7 ettari, tutti abbastanza in zona, solo in collina, poca terra, tanta roccia e soprattutto solo lavoro fisico, zappa in mano e zaino in spalla. La dimensione viene gestita interamente da Christian e Marika, fratello e sorella, grandi lavoratori. Christian sogna che il vecchio fienile riprenda vita, come stalla delle sue brune alpine, d’altra parte raccolgono il fieno in montagna, vorrebbe avere il proprio letame in azienda senza contare il lavoro in vigna. Negli anni si sta rendendo conto che grazie alla viticoltura da lui promossa le sue piante gli stanno rispondendo nel modo giusto, anzi oltre le sue aspettative: infatti, per lui è un peccato non sfruttare a pieno il potenziale dell’uva che arriva in cantina. È per questo che ogni tanto va nel cortile della vecchia zia, si apre una bottiglia di quello fatto come lo faceva lo zio e pensa. Oggi sempre di più sta riportando il vino che promuove a quello che un tempo faceva lo zio, tutto macerato, tutto torchiato verticalmente, tutto cemento, in futuro la botte grande. È nel fondo che ha cercato la risposta del suo Valdobbiadene che oggi porta la DOCG grazie alla sua tenacia e la forza delle sue idee di fronte a tutti. Non un semplice prosecchino, storia vera.